i Cinetecari

Come San Paolo sulla via di Damasco. La mia mente percepisce continuamente allucinazioni sinestetiche. Monaci tibetani producono suoni quadrifonici. Ruote dentate nel cielo girano come katun maya. Mellotron ipnotici dipingono sui muri melodie in loop.

I film per me sono innanzi tutto una necessità biologica, il mezzo per restituire al corpo certe suggestioni e riequilibrare il metabolismo. Fino a che non avrò recuperato, vedendole su pellicola, tutte le immagini, continuerò a nutrirmi di settima arte – il dio del cinema mi perdonerà?

Il mio illustre collega è un ingordo imbarazzante, un irreprensibile onnivoro che divora tutti i film possibili. Le analisi del sangue denunciano un eccesso di celluloide, forse dovrebbe regolarsi. Ma chi sono io per giudicare?

Da lui leggerete le freddure più creative, da me avrete analisi comparate.

Lui è un simpatico esaltato pronto a passare in rassegna col lanciafiamme i prodotti più indecenti, ma anche a glorificare l’Opera degli autori sacri. Io sono un ramingo razionale disposto a perdersi nei meandri della Sterminata Cineteca del Mondo, con la speranza di placare la fame.

Ognuno ha il suo gusto, io ho il mio.

Io sono Kimerol

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Il mio collega è senz’altro più buono di me. Io sono invece un gran bastardo e quando posso avventarmi famelico su un film orrendo lo faccio – devo ammetterlo – senza alcuna pietà umana verso cose e persone. In realtà nel sottoscritto soggiace il senso di giustizia malata del serial killer, una perversità estetica che spesso e volentieri mi attira verso prodotti squallidi o sgangherati con quella ubbia malata che hanno i lunatici, un misto di soddisfazione sadica e di autolesionismo condito con moralità spicciola e senso dell’umorismo più nero che grigio.

In realtà sono il primo ad apprezzare l’Opera Perfetta ma è senz’altro più divertente, per una canaglia come me, infrangere l’odioso e insopportabile “politicamente corretto” e sguazzare nel fango miasmatico dei prodotti senza talento.

Dal mio esimio collega vi aspetterete critiche taglienti con svolgimenti perfetti e termini tecnici encomiabili da cinefilo esperto.

Lui è un rasoio, io una trebbiatrice omicida.

Lui lascia sul campo cadaveri perfettamente sezionati come fanno gli alieni quando vogliono provare i nuovi bisturi al plasma, io lascio brandelli insanguinati e malamente spezzettati come la palla di cannone sparata sulle fanterie a Waterloo.

Ognuno ha il suo stile, io ho il mio.

Io sono Lambert